Ed eccoci qui, con qui ben al di sopra del Sahara.
Dicevo, un po’ di tempo fa, che avevo paura del periodo del
mio compleanno. Ecco, i miei reni hanno aspettato novembre, stavolta, per
manifestare il loro dissenso al mio stile di vita.
Una colica pazzesca, un ricovero, un calcolo ostruttivo e
uno sceso alla vescica, un viaggio aereo.
E ora, un’attesa. L’attesa di sapere se sarà possibile risolvere il problema oppure se dovrò rimandare.
E ora, un’attesa. L’attesa di sapere se sarà possibile risolvere il problema oppure se dovrò rimandare.
Una partenza ragionata e programmata, stavolta. Una partenza
più difficile, emotivamente devastante.
Nessuna paura, solo lucida consapevolezza della necessità del viaggio. E delle conseguenze.
Nessuna paura, solo lucida consapevolezza della necessità del viaggio. E delle conseguenze.
L’anno scorso ho scoperto la mancanza giorno a giorno,
quest’anno mi è arrivata addosso come un tir in contromano. Una mancanza che ha
il contorno dei miei figli.
Posso stare lontana dal Marito Paziente, per quanto sia l’amore della mia vita e la mano che cerco quando mi sento persa; non posso stare lontana dai miei figli. Di loro mi perdo tappe quotidiane, sorprese, piccole scoperte.
Posso stare lontana dal Marito Paziente, per quanto sia l’amore della mia vita e la mano che cerco quando mi sento persa; non posso stare lontana dai miei figli. Di loro mi perdo tappe quotidiane, sorprese, piccole scoperte.
Sto cercando di essere positiva, a volte è facile a volte
molto meno.
Mi ritrovo un po’ sospesa e, su questo filo, non so da che
parte guardare.