martedì 1 ottobre 2013

Lividi e tagli



38 anni fa, due ragazze ebbero una colpa, forse, una sola: fidarsi di tre ragazzi “perbene”.
Quella sera, di 38 anni fa, le due ragazze furono seviziate, violentate, massacrate. Una di loro fu uccisa, l’altra fu creduta morta dai suoi aguzzini che l’avevano chiusa in un bagagliaio insieme al cadavere dell’amica.
38 anni fa l’opinione pubblica fu messa di fronte, per la prima volta, al “branco”, alla violenza di gruppo, ad un retaggio di società arcaica e basata sulla prevaricazione. Le due ragazze, a detta degli stessi aguzzini, rappresentavano il ceto basso, da disprezzare, e il genere femminile, da umiliare.
Si era, in quel 1975, in piena discussione femminista, ma quella che veramente sarebbe stata la presa di coscienza femminile era ancora lontana. Era il periodo che sarebbe sfociato ne “l’utero è mio”, ma molte donne non sapevano ancora come gestirselo, quell’utero. Ma quell’alzare la testa e quel “mio” facevano indubbiamente paura ad un mondo abituato a donne che chinavano la testa e nascondevano i lividi sotto il trucco. In quel 1975 il fatto fece scalpore e portò davanti alla gente l’orrore di qualcosa che, nei secoli, era sempre accaduto ma mai così alla luce del sole: punire una donna di essere tale, assoggettarla al proprio volere, fare della donna la vittima delle differenze di classe. Da secoli il figlio del padrone violentava la servetta, ma era qualcosa di cui non si parlava.
Del resto lo stupro era ancora considerato un crimine contro la morale e non contro la persona, il ché la dice purtroppo lunga.
Ma l’orrore delle immagini di quelle ragazze, la volontà di denuncia, il processo, la condanna, segnarono in qualche modo la società dell’epoca e proprio a partire da quel triste episodio i processi per stupro vennero all’onore delle cronache.  
Le pene commutate ai tre ragazzi furono esemplari: ergastolo. Tra fughe dal carcere, indulti, processi in contumacia, i ragazzi non pagarono mai per intero quello che accadde quella notte di 38 anni fa.
La ragazza sopravvissuta, diventata donna (dio sa a che costo giornaliero), ha combattuto fino al suo ultimo giorno perché ci fosse giustizia, non solo per sé ma anche per le donne in generale.

Ecco, più o meno questo è quello che ho scoperto o integrato rispetto a quello che già sapevo, a partire da un post di memoria dei fatti di 38 anni fa.
E la cosa che mi ha reso più triste, di tutto questo, è che ho provato rabbia, tanta, ma non sconcerto. Che col senno di poi siamo talmente tanto abituati a sentir parlare di donne martoriate, sfigurate, picchiate, uccise, che non ci stupiamo più. Ci fa male, ma è un dolore sordo, come quello del livido, non acuto, come quello di un taglio.
Questo pensavo mentre ero chiusa nel solito traffico ieri mattina: che il fatto che la cosa in sé, se rapportata ai giorni nostri, non mi sconvolga è indice di quanto abbiamo perso in termini di rispetto da parte degli uomini e di quanto siamo ancora abituate a perdere. Che tutte le battaglie fatte, dalle nostre madri in piazza e da noi stesse nel quotidiano, sembrano soccombere sotto i numeri di reati che hanno alla base, come 38 anni fa, la prevaricazione. Il non concedere un rispetto dovuto, il non accettare una parità, il non accettare un rifiuto o un allontanamento.
Pensavo che il livido non mi basta più, che vorrei sentire ancora il dolore del taglio, quella sensazione di choc assoluto di fronte a cose come queste.
Pensavo a quelle donne, cui non è mancato il coraggio della denuncia, quelle che pur segnate si son riprese quello che restava della loro vita, ci ha (ri)costruito sopra e sono andate avanti a testa alta.
Pensavo che per ogni volta in cui non proviamo choc ma solo rabbia, è come se il bastardo avesse una sorta di attenuante, come se l’avvenimento fosse più ovattato, meno tragico, meno grave.
Pensavo che questo non dovrebbe accadere, mai. Mai più.

2 commenti:

  1. proprio ieri leggevo un'intervista alla Morante e mi sono ritrovata a condividere ciò che diceva. Ho imparato un vocabolo che avevo già sentito, ma che non avevo ben inquadrato in tutta la sua drammaticità, molto attuale.Se vuoi leggerla ecco il link...
    http://www.donne-magazine.com/2013/09/laura-morante-a-tutto-campo-e-alle-donne-dice-tornate-al-fronte.html

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    1. grazie per ilnk, l'ho letto con piacere, anche perché adoro la Morante. Come non trovarsi d'accordo con quello che dice nell'intervista? Forse davvero è il caso di tornare a combattere!!!

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