giovedì 6 settembre 2012

Di nuovo a casa

Dopo un'estate fatta di prelievi, telefonate, scazzi, mercatini, lune di miele, sesso, facce nuove e conferme...la famiglia latana è tornata finalmente a casa.
La fra temeva molto questo ritorno: se da una parte la voglia di casa e di quotidianità aveva iniziato a palesarsi, al suo fianco iniziava a fare, piccola piccola, la sua comparsa anche la nostalgia per una casa italiana che, stavolta, la fra si era vissuta e goduta.
Dopo aver ottenuto, anche a costo di grandi compromessi, il permesso di fare i mercatini alla Terra di Mezzo da parte del cardiologo di famiglia (sì, abbiamo un cardiologo di famiglia. Son fortune.), la fra aveva guidato per quei 250 km da sola, accompagnata solo dal senso di colpa per aver scelto di fare i mercatini a scapito del portare i suoi figli con sé, scegliendo di fatto, per una volta, la sua realizzazione personale a scapito dei suoi figli (cosa per la quale è stata crocifissa adeguatamente non tanto dai suoi figli, quanto da sua suocera, nonna Dory, che nutre, con gran gusto si direbbe, il senso di inadeguatezza della fra a pappa reale).
Ad aspettarla c'era casa sua, come l'avevano lasciata lei e il resto della famiglia due mesi e mezzo prima, ma sostanzialmente come l'aveva lasciata lei dieci mesi prima. Con il suo letto, i suoi fumetti da post adolescente, i suoi amatissimi libri, il suo divano comodo, le sue pentole scelte una a una, la camera dei patati con le foto e i giochi lasciati per quando si tornerà negli anni. E per la prima volta in quasi un anno, la fra ha percepito la portata emozionale del separarsi dalla casa che li ha visti diventare quattro, la prima casa veramente loro, i primi mobili scelti per il futuro, la prima casa pensata per durare. Ecco, l'impatto è stato emozionante e duro. Da un lato la felicità nel ritrovarsi in un ambiente così tuo, dall'altro la consapevolezza che in questa fase della tua vita, quell'ambiente è tuo solo relativamente, che la tua permanenza ha una data di scadenza stampigliata sopra. E la fra ha allora capito che l'unica soluzione era viverla con leggerezza, senza affezionarsi davvero a quelle pareti colorate o al bagno con la finestra (ché no, qui in Africa non lo abbiamo) o alla possibilità di andare a ripescare un ricordo, una frase, un tratto in quelle grandi librerie.
Quando poi sono iniziati i mercatini, alla fra è rimasto ben poco tempo per vivere alcunché e le cose sono state inserite in una routine assolutamente calcolata e con pochissimi margini.
Mercatini condivisi con amici e per la prima volta con il marito paziente.
I coniugi latana sono partiti in una calda mattina di agosto lasciandosi la loro casa dietro, alla volta della loro seconda luna di miele, organizzata totalmente dal marito paziente e meravigliosamente ricca di intimità, sogni, visi, rumori, silenzi, passeggiate tenendosi per mano, parole, sguardi, vini, buon cibo, rose, fragole, aperitivi. Uno spazio di coppia, una parentesi di noi due in una vita a quattro, la consapevolezza che oltre a genitori si è ancora una coppia e si ha voglia di esserlo per ancora tanto tempo.
E poi, tornati dai patati, a Roma, altri distacchi. Più duri e purtroppo permanenti.
Una nonna che ti ha cresciuto, che ti ha dato molto, che non era già più lei. E la fra glielo ha augurato con tutto il cuore, di andarsene, perché quando di te stessa non rimane niente, quando tutto quello che ti rende unica e ti qualifica è annebbiato e perso, quando i ricordi che ti terrebbero qui son troppo opachi e dispersi...allora dovunque andrai, andrai a stare meglio. E la fra era pronta, se n'era accorta giorni prima e ha avuto la consapevolezza che se fosse partita non sarebbe stato un arrivederci. E mia nonna mi ha fatto l'ultimo regalo: se n'è andata mentre ero ancora in Italia, così che potessi salutarla e non aspettare una telefonata intercontinentale a comunicarmi qualcosa che quando sei lontano è talmente irreale che alla fine non seppellisci mai i tuoi morti, hai sempre l'impressione che la prossima volta potrai ancora accarezzarla e raccontarle di te. E la fra era preparata, ma quando ha preso il vestito nell'armadio le si è spezzato qualcosa dentro, al pensiero che era l'ultima volta che l'avrebbe vista vestita così, che tutto sarebbe finito, che quella casa così familiare le sarebbe diventata forse estranea in pochi mesi, che non avrebbe più salito quelle scale e sentito la sua voce chiedere "nonna, come stai?", che senza di lei quella casa son solo delle mura vuote ed una volta erano piene di me, dei miei giochi, delle mie parole, del "nonni, ci sposiamo, ma per ora lo sapete solo voi", del "nonni, aspettiamo un bimbo, siete i primi a saperlo", dei suoi racconti, degli odori, dei rumori dei telefilm del dopopranzo. E un gran senso di vuoto ha preso la fra, l'ha colpita in pieno e l'ha lasciata un po' orfana di un pezzo del suo passato.
Tornare in Africa è stato "strano". Sull'aereo che, da sola, la riportava a casa la fra rifletteva proprio sui distacchi, sull'affezionarsi alle cose, sul valore che una casa prende in relazione a chi la abita. E le veniva da piangere e le veniva da sorridere.
La fra è tornata a casa sua ancora più consapevole di ciò che ha lasciato in Italia, di dove adesso vuole stare, delle persone che le vogliono bene, di chi si preoccupa per lei e la rende speciale.
E l'unica parola che le è venuta in mente è stata grazie...

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